Scolopi Sacerdoti regolari appartenenti alla congregazione delle Scuole pie. L’ordine religioso degli Scolopi («chierici regolari poveri della Madre di Dio delle Scuole pie») fu fondato a Roma da San Giuseppe Calasanzio nel 1617 e approvato nel 1621. Il fine principale dell’ordine è l’educazione e l’istruzione della gioventù. A Roma, quindi, cambia programma e inizia a dar vita ad una scuola popolare che chiama “Scuole Pie”, cioè scuola gratuita e allo stesso tempo cristiana.

Questo fatto significa l’inizio delle Scuole Pie e rappresenta anche l’inizio della scuola per tutti. Secondo la tradizione siamo nell’anno 1597. In breve tempo, il crescente numero degli alunni impone di lasciare le due stanze di Santa Dorotea e di migrare al centro di Roma in vari edifici, finché nel 1612 passa nella sede definitiva di Palazzo Torres, l’attuale San Pantaleo presso piazza Navona. Scoperta la sua vocazione, si converte al nuovo modo di servire Dio che non lascerà mai più.

“Ho trovato in Roma la maniera definitiva di servire Dio, facendo del bene alli piccolini. Non la lascerò per nessuna cosa al mondo”. Per dare continuità alla scuola fonda l’Ordine Religioso delle Scuole Pie (i Padri Scolopi), che chiama Ordine dei Poveri della Madre di Dio, per esprimere la sua totale dedicazione all’educazione dei fanciulli poveri. Le difficoltà sono molte: resistenza della Curia Pontificia, ostilità interne, pessimismo di alcuni collaboratori. Ciò nonostante, mantiene quella ammirabile serenità che trasparecontinuamente dalle sue lettere convinto com’era che tutto sia opera di Dio e della Vergine Maria. L’amore per la cultura lo spinge ad accogliere gli insegnamenti del Campanella e sollecita i Padri che operavano in Toscana a formarsi alla scuola del Galileo e a dargli assistenza negli ultimi anni della sua vita.

Calasanzio muore serenamente, a novantuno anni, il 25 Agosto del 1648: il suo corpo si venera nella chiesa di S. Pantaleo a Roma; festa, 27 agosto.
La Chiesa riconosce le sue virtù: beatificato nel 1748, Clemente XIII lo dichiara santo nel 1767; Pio XII, Patrono delle scuole popolari cristiane.

E a Savona?
Le Scuole Pie di Savona furono fondate nel 1622 e per almeno due secoli assicurarono l’istruzione primaria dei ragazzi savonesi fintanto che non vennero istituite le scuole elementari e comunali.

Dapprima in via autonoma e poi con il Collegio dei Gesuiti, assicurarono anche l’istituzione del Ginnasio Liceo Statale per dare l’istruzione secondaria alla gioventù savonese. Ricordiamo che nel 1622 il Sacerdote savonese Mons. Alessandro Abbati promosse una petizione al Consiglio degli Anziani della città per consentire l’insediamento a Savona dei Padri delle Scuole Pie.

Alessandro Abbati, avvocato e protonotario apostolico, aveva conosciuto personalmente a Roma la creazione della prima scuola ed alla costituzione dell’Ordine Religioso dei “Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie”.
Conquistato dai metodi di insegnamento che si praticavano in dette scuole, colpito dalla personalità di Giuseppe Calasanzio, si convinse dell’efficacia pedagogica della necessità sociale della petizione rivolta al Consiglio degli Anziani.
La petizione dell’Abbati, veniva motivata “affinché insegnassero a tutti i fanciulli, senza alcuna distinzione sociale e religiosa, la lettura, la scrittura, l’aritmetica, la grammatica, l’umanità e la retorica”: attività prestata senza alcuna ricompensa dato che la contropartita dei Padri era quella di poter ottenere quanto loro necessitava per vivere. La petizione fu accolta il 20 giugno di quell’anno e i Padri delle Scuole Pie vennero insediati nella città. Veniva così istituita a Savona per la prima volta una scuola gratuita per tutti ed il Comune aveva deciso di sostenere, per la prima volta, in modo continuativo una spesa per l’istruzione pubblica da iscrivere regolarmente nel bilancio.
Il Comune dimostrò di rendersi conto che incoraggiando l’istruzione pubblica ed in particolar modo quella popolare avrebbe contribuito a migliorare le condizioni generali di vita.
Le Scuole Pie quindi furono invitate a stabilirsi a Savona per lo spirito che informava la loro attività che distingueva l’istituzione calasanziana dalle altre congregazioni religiose.
La completa gratuità per l’opera prestata, l’assoluta non curanza delle differenze di classe sociale, l’applicazione incondizionata del principio cristiano della pietas, che facevano delle Scuole Pie l’autentica Scuola per i poveri, furono, questi i motivi che spinsero il Consiglio della città ad accogliere i Padri Scolopi.
All’inizio i Padri Scolopi furono alloggiati unitamente alle scuole nella casa dell’Abbati in Contrada Scarzeria e il giorno 1° novembre 1622 iniziarono l’insegnamento sotto la direzione del Padre Pietro Casani.
I criteri di insegnamento adottati dai Padri delle Scuole Pie, sono quelli introdotti nel 1610 da Giuseppe Calasanzio, che disponeva le modalità di insegnamento nella scuola primaria popolare, con criteri del tutto originali con distinzione tra gli alunni per età e formazione.
In pratica, l’originalità della didattica calasanziana veniva individuata nell’impostazione delle varie classi di apprendimento che iniziavano con un insegnamento comune delle discipline fondamentali e necessarie a tutti, inserendo una differenziazione a seconda delle attitudini e delle necessità dell’alunno. In breve al termine della quinta classe gli alunni che non proseguivano gli studi uscivano dalla scuola con un corredo di cognizione utili e preziose; sapevano legge e scrivere e conoscevano bene le quattro operazioni fondamentali ed altri elementi di aritmetica.
Non è luogo, questo, per poter illustrare il cursus individuato dal Calasanzio, vero è che l’impostazione scolastica data dai Padri Scolopi attirò numerosissimi ragazzi all’istruzione e provocò anche molte vocazioni religiose.

Il Calasanzio arrivò a Savona il 7 aprile del 1623 via mare
Non è qui anche il momento della trasformazione e dell’evoluzione dei Padri.
Al momento della loro chiusura nel 1971 le Scuole Pie di Savona si presentavano pur diverse nella struttura, sostanzialmente uguali a quelle istituite dal Calasanzio.
Infatti essere continuarono l’opera educativa e d istruttiva secondo i principi del Santo fondatore.
Nella scuola popolare gratuita, caratteristica principale dell’istituzione Calasanziano non si fermava più nelle Scuole Pie, ciò era avvenuto perché la necessità e la gratuità dell’istruzione scolare erano state incluse fra i doveri dello Stato al riconoscimento di un diritto di ogni cittadino.
Allo sviluppo della scola pubblica gratuita aveva senz’altro contribuito anche l’istituzione calasanziano di cui i grandi meriti ottennero universale riconoscimento da Papa Pio XII^ che nel 1948 dichiarò San Giuseppe Calasanzio patrono di tutte le Scuole popolari cristiane. La chiusura delle Scuole Pie nel 1971 è raccolta nella lettera inviata dall’allora Padre Rettore Castellani al Padre Generale.

Per concludere ricordiamo i punti fondamentali che fanno dell’istituzione Calasanziana momento fondante della storia di Savona.
Innanzi tutto il contributo dato, con il loro insegnamento, all’elevamento scolastico e culturale delle comunità locali ove erano insediati.
Una esperienza culturale, didattica formativa e religiosa dell’ordine calasanziano che nasce dall’esperienza e dall’insegnamento del suo fondatore.
Poiché l’ordine calasanziano sarà spesso in conflitto con quello dei gesuiti, nel corso della storia, l’ordine fondato dal Calasanzio appare scomodo per la gerarchia ecclesiastica.
È nella Roma papalina di fine 500 e inizio 600, con le plebi miserrime che la abitano, con la prole lacera, affamata, disperata che viene concepita l’ammissione nella chiesa: insegnare a leggere, scrivere e far di conto a quei fanciulli, in una scuola popolare gratuita come primo gradino per il riscatto e l’elevamento culturale civile della società…siamo all’inizio del 600. In altre parole una scuola nuova ed un modo nuovo di far scuola: una nuova didattica plasmata su ogni singolo fanciullo: intuizione profetica e rivoluzionaria e anticipatrice. Punto di distinzione è che l’ordine calasanziano pur fedele al Vangelo molto confida nella ragione umana, in altre parole gli Scolopi sono religiosi e intellettuali, uomini di fede, di cultura e di scienza.
Difesero Galileo le sue tesi scientifiche e durante il Risorgimento condividevano il motto cavouriano “libera chiesa e in libero Stato”.
È nel movimento risorgimentale che si viene a marcare la contraddizione all’interno della chiesa tra il conservatorismo ufficiale della gerarchia ecclesiastica e l’atteggiamento liberale degli Scolopi (ma anche di altri religiosi cattolici di sentimenti democratici).
Gli ideali liberali risorgimentali degli Scolopi sostengono l’esigenza di liberare la chiesa spirituale dal “peso” del poter temporale.
Superato il periodo di Pio IX la chiesa seppe superare le contraddizioni emerse all’interno dell’ambiente scolastico e la plurisecolare reiterata sapienza politica di governo della chiesa che con comportamenti altalenanti, comunque si misura sempre con successo ai nuovi aspetti della società alla modernità.
Tutti i savonesi che portarono l’Italia alla nascita del Risorgimento, molti furono delle Scuole Pie (Barrili, Boselli, Giuria, Poggi, Sbarbaro, Saredo, ecc.).
Le Scuole Pie all’epoca furono una palestra di patriottismo e di libertà: con animo grato e riconoscente i più illustri eponimi del Risorgimento hanno tessuto l’elogio delle Scuole Pie, tanto che anche Luigi Einaudi, nel momento in cui era Presidente della Repubblica, venne a Savona per rendere omaggio ai suoi antichi maestri.
Ricordiamo che l’antico Collegio, era di proprietà dell’Istituto e nonostante le leggi del 1866 che privarono gli Ordine Religiosi della personalità giuridica e nonostante la confisca dei beni, il Comune di Savona subentrò agli Scolopi nella proprietà dell’istituto e della Villa di Monturbano.
Questo permise agli Scolopi di proseguire nell’attività ed essere nella più scrupolosità di fronte alla legge.
Anche nel periodo poi nel periodo dell’anticlericalismo militante, il Comune favorì la costruzione dei due fabbricati a lato dell’antica via di Monturbano.
Nel 1971 il Comune di Savona decise di por fine all’attività delle Scuole Pie.
Nella seconda metà del secolo XIX^ (come punto di riferimento prendiamo lo Statuto Albertino dell’8 febbraio 1848) portarono a una nuova fase della vita, della cultura e della storia della città.
Ricordiamo l’impegno di Luigi Corsi, che avviò una ristrutturazione delle comunicazioni interno alla città e promosse un rinnovamento urbanistico, da accomunarsi, a livello sociale, con l’attività di Pietro Giuria.
Ma è soprattutto la riforma daziaria attuata da Cavour nel 1851 che aiutò la rinascita economica e lo sviluppo dell’attività portuale e marittima della città.
È in questi anni che nacque la Savona di oggi che possiamo verificare quotidianamente con quelle contraddizioni che sono certamente segno di vitalità.
Ricordiamo che nella seconda metà dell’ottocento il settore industriale ebbe un nuovo slancio e così il commercio (nel 1865 venne creata la Camera di Commercio).
Il momento storico che viveva la società savonese e la società del regno piemontese, era quello determinato dagli avvenimenti succedutisi nel biennio 1848-1849.
Una volta cessati questi fenomeni, con il ritorno dei principi nel loro primitivo stato di dominatori incontrastati, nacque il fenomeno dell’immigrazione politica dei vari stati italiani verso il Piemonte, che si era mantenuto fedele allo Statuto Albertino, assumendo il ruolo ed il compito di propulsore dell’indipendenza e dell’unificazione dello Stato Italiano e nel 1850 l’Accademia di fine anno scolastico degli Scolopi di Savona fu impostata sul fenomeno dell’immigrazione politica.
In quel periodo aveva coinvolto la cittadinanza per venire incontro alle necessità degli emigranti.
Questa impostazione nasce dall’esigenza tipica di un periodo così travagliato e cioè la necessità di rendere di pubblica ragione l’impostazione data all’educazione della gioventù. Ricordiamo che il Gioberti aveva presentato un programma degli studi degli Scolopi liguri come esemplare positivo in contrapposizione alla Scuola Gesuita.

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